Una risposta ragionata e non ideologica all’affermazione: “Oggi il capitalismo ha vinto”.
Gran parte del testo seguente e delle argomentazioni teoriche sono tratte dal libro: “La matematica del Novecento: Dagli insiemi alla complessità” di Piergiorgio Odifreddi, paragrafo 7 “Teoria dell’equilibrio generale: il teorema di esistenza di Arrow e Debreu (1954)”.
“Nel 1776, lo stesso anno della rivoluzione borghese americana, l’economista scozzese Adam Smith pubblicò il trattato Sulla ricchezza delle nazioni. Per giustificare il liberismo del laissez faire, egli introdusse la finzione retorica di una «mano invisibile» che guiderebbe il comportamento individualistico degli agenti economici verso fini da essi non previsti, e che risulterebbero essere socialmente utili. Purtroppo, la giustificazione del ragionamento si basava su un circolo vizioso, condensato nell’ottimistica massima: «tutto ciò che c’è, è giusto». …. Nel 1874 Léon Walras stabilí un parallelo fra economia e meccanica, in cui la legge del mercato e l’equilibrio economico venivano considerati gli analoghi della legge di gravitazione e dell’equilibrio meccanico. In particolare, Walras enunciò una teoria che sostituiva all’ineffabile mano invisibile di Smith l’interazione fra domanda e offerta, e congetturava che lo sviluppo del mercato tendesse naturalmente verso un loro equilibrio. Matematicamente, si tratta di esprimere per ciascuna merce la domanda e l’offerta in funzione dei prezzi e delle disponibilità di tutte le merci, e di imporre che le differenze fra domanda e offerta siano sempre nulle: in questo caso, di ogni merce verrebbe prodotta esattamente la stessa quantità che viene venduta. I problemi da risolvere sono: anzitutto, l’esistenza e l’unicità di un equilibrio, cioè di un sistema di prezzi che soddisfa tutte le equazioni; inoltre, la convergenza automatica del sistema verso l’equilibrio, in base alla legge della domanda e dell’offerta, secondo cui i prezzi salgono quando la domanda cresce, e scendono quand’essa diminuisce; infine, la stabilità dell’equilibrio, nel senso che se anche il sistema se ne discosta momentaneamente, tende comunque a ritornarvi. Naturalmente, tutto dipende dalla particolare forma delle funzioni che esprimono la domanda e l’offerta da un lato, e la legge della domanda e dell’offerta dall’altro. Walras arrivò alla definizione di un sistema di equazioni non lineari, e dedusse l’esistenza di una soluzione dal fatto, certo non sufficiente, che il numero di equazioni fosse uguale al numero delle incognite. Nel 1933 un diverso sistema fu formulato dall’economista Karl Schlesinger e dal matematico Abraham Wald, che diedero per la prima volta una dimostrazione formale dell’esistenza di equilibri. Nel 1938 John von Neumann introdusse due idee innovative. Anzitutto, egli riformulò il problema in termini non di equazioni, come si era fatto finora, ma di disequazioni: il che aprí la strada per un’analoga formulazione dei problemi di ottimizzazione, e della soluzione di quelli lineari mediante il metodo del simplesso di Dantzig. Inoltre, von Neumann dimostrò l’esistenza di un equilibrio per un particolare sistema riducendolo a un problema di minimax, e utilizzando quindi una versione del teorema del punto fisso di Brouwer. Le idee di von Neumann, sia sulla teoria dei giochi che sull’equilibrio, raggiunsero la loro formulazione definitiva nel 1944, nel già citato libro La teoria dei giochi e il comportamento economico. Utilizzando questo nuovo approccio, e usando in particolare un’estensione del teorema del punto fisso di Brouwer dimostrata nel 1941 da Kakutani, nel 1954 Kenneth Arrow e Gerard Debreu riuscirono finalmente a dimostrare l’esistenza di un equilibrio per le equazioni di Walras, nel caso in cui la legge della domanda e dell’offerta è formulata nel modo seguente: la velocità di variazione del prezzo di ciascuna merce, e dunque la sua derivata rispetto al tempo, è proporzionale all’eccesso della domanda, cioè alla differenza fra domanda e offerta di quella merce. Per questo lavoro Arrow e Debreu ottennero il premio Nobel per l’economia nel 1972 e 1983. … Nel 1982 Stephen Smale … ha chiuso il cerchio dello sviluppo storico, ridimostrando il teorema di Arrow e Debreu con i metodi originariamente intesi da Walras, e senza nessun uso di teoremi del punto fisso. Naturalmente, per poter trarre dal teorema di esistenza dell’equilibrio conclusioni politiche, che rivendichino in qualche modo il liberismo alla Adam Smith, sarebbe necessario dimostrarlo in maniera piú generale che non nella formulazione semplificata di Arrow e Debreu: in particolare, in una situazione in cui i mercati interagiscono fra loro, e la variazione del prezzo di ciascuna merce dipende (per esempio, in maniera lineare) dall’eccesso di domanda di tutte le merci, e non soltanto di quella in questione. Purtroppo per il capitalismo, in queste condizioni piú generali un mercato tende autonomamente verso la situazione di equilibrio soltanto nel caso, piuttosto ristretto, di due sole merci. Nel 1960 Herbert Scarf ha dimostrato che bastano invece tre sole merci a far sí che il sistema possa essere globalmente instabile, e non risulti affatto guidato dalla fantomatica mano invisibile. E nel 1972 Hugo Sonnenschein ha dimostrato che l’eccesso di domanda globale di un mercato può assumere i valori di una qualunque funzione continua: gli equilibri, cioè gli zeri della funzione, possono dunque non esistere; e se anche esistono, non è detto che il mercato vi tenda necessariamente, o vi ritorni automaticamente quando se ne allontana. Se una conclusione politica si può trarre da questi sviluppi matematici, essa è dunque che la legge del mercato non sembra affatto adeguata a condurlo in una condizione di equilibrio, e che solo la pianificazione può farlo: con buona pace di Adam Smith e dei suoi epigoni di fine Novecento, da Margaret Thatcher a Ronald Reagan.”
Che il Capitalismo non sia in grado di produrre un equilibrio è anche verificabile empiricamente analizzando i mercati reali. A tal fine riporto il caso esemplare della battagla mondiale nel mercato delle telecomunicazioni dei terminali mobili:
Periodo 1983-1990 – Tecnologia 1G – Standards TACS e AMPS – Servizio Voce – Leader di Mercato Motorola.
Periodo 1991-2001 – Tecnologia 2G – Standards GSM, GPRS, EDGE – Servizi Voce e SMS – Leader di Mercato Nokia.
Periodo 2002-2010 – Tecologia 3G – Standards UMTS e WCDMA – Servizi Voce, SMS ed Internet in mobilità – Leaders di Mercato Nokia in discesa ed Apple in ascesa.
Periodo 2011-2018 – Tecnologia 4G – Standard LTE – Servizi Voce, SMS ed Internet in mobilità – Leaders Samsung inseguita e raggiunta da Huawei, altre aziende cinesi in crescita, Apple con ancora una buona fetta di mercato.
Analisi analoghe possono essere condotte in tutti i mercati reali, ad esempio il mercato dell’acciacio o quello automobilistico e le analisi evidenziano fenomeni ciclici analoghi, tranne in pochi casi di mercati in genere di nicchia. Tale instabilità ha ripercussioni drammatiche nella vita delle persone, le aziende in crisi licenziano e gli stati subiscono contraccolpi in termini sociali e di stabilità economica che conducono alla crescita dell’indebitamento ed all’aggressività politico militare nei confronti degli altri stati per contrastarne la concorrenza economica. Gli interventi sociali di tipo welfare e di liberal socialismo, non cambiando realmente le regole del gioco dell’economia capitalista, sembrano in crisi e non in grado realmente, soprattutto se applicati da pochi stati e non a livello mondiale, di stabilizzare il sistema economico, anche se sono sicuramente necessari nel breve periodo per limitare i danni sociali prodotti dall’instabilità ed iniquità economics.
Il capitalismo quindi non ha vinto, perché le sue regole del gioco non sono in grado di produrre una economia stabile ed una società equa, ma è sicuramente dominante in quanto ben protetto dalle classi che in esso prosperano, anche se con continui e strutturali rimescolamenti di ricchezza e potere, ed inoltre le sue regole del gioco sono estremamente semplici e quindi facilmente applicabili, rispetto a quelle di una economia pianificata ed equa a livello mondiale.
Per questo lo sforzo dei socialisti libertari deve essere sempre rivolto al modo in cui poter cambiare le attuali regole di gioco dell’economia capitalista, non solo a cercare di riformarle, e sono sempre attuali le parole della Rosa Rossa: “Socialismo o barbarie”.
Una risposta ragionata e non ideologica all’affermazione: “Oggi il capitalismo ha vinto”.
Gran parte del testo seguente e delle argomentazioni teoriche sono tratte dal libro: “La matematica del Novecento: Dagli insiemi alla complessità” di Piergiorgio Odifreddi, paragrafo 7 “Teoria dell’equilibrio generale: il teorema di esistenza di Arrow e Debreu (1954)”.
“Nel 1776, lo stesso anno della rivoluzione borghese americana, l’economista scozzese Adam Smith pubblicò il trattato Sulla ricchezza delle nazioni. Per giustificare il liberismo del laissez faire, egli introdusse la finzione retorica di una «mano invisibile» che guiderebbe il comportamento individualistico degli agenti economici verso fini da essi non previsti, e che risulterebbero essere socialmente utili. Purtroppo, la giustificazione del ragionamento si basava su un circolo vizioso, condensato nell’ottimistica massima: «tutto ciò che c’è, è giusto». …. Nel 1874 Léon Walras stabilí un parallelo fra economia e meccanica, in cui la legge del mercato e l’equilibrio economico venivano considerati gli analoghi della legge di gravitazione e dell’equilibrio meccanico. In particolare, Walras enunciò una teoria che sostituiva all’ineffabile mano invisibile di Smith l’interazione fra domanda e offerta, e congetturava che lo sviluppo del mercato tendesse naturalmente verso un loro equilibrio. Matematicamente, si tratta di esprimere per ciascuna merce la domanda e l’offerta in funzione dei prezzi e delle disponibilità di tutte le merci, e di imporre che le differenze fra domanda e offerta siano sempre nulle: in questo caso, di ogni merce verrebbe prodotta esattamente la stessa quantità che viene venduta. I problemi da risolvere sono: anzitutto, l’esistenza e l’unicità di un equilibrio, cioè di un sistema di prezzi che soddisfa tutte le equazioni; inoltre, la convergenza automatica del sistema verso l’equilibrio, in base alla legge della domanda e dell’offerta, secondo cui i prezzi salgono quando la domanda cresce, e scendono quand’essa diminuisce; infine, la stabilità dell’equilibrio, nel senso che se anche il sistema se ne discosta momentaneamente, tende comunque a ritornarvi. Naturalmente, tutto dipende dalla particolare forma delle funzioni che esprimono la domanda e l’offerta da un lato, e la legge della domanda e dell’offerta dall’altro. Walras arrivò alla definizione di un sistema di equazioni non lineari, e dedusse l’esistenza di una soluzione dal fatto, certo non sufficiente, che il numero di equazioni fosse uguale al numero delle incognite. Nel 1933 un diverso sistema fu formulato dall’economista Karl Schlesinger e dal matematico Abraham Wald, che diedero per la prima volta una dimostrazione formale dell’esistenza di equilibri. Nel 1938 John von Neumann introdusse due idee innovative. Anzitutto, egli riformulò il problema in termini non di equazioni, come si era fatto finora, ma di disequazioni: il che aprí la strada per un’analoga formulazione dei problemi di ottimizzazione, e della soluzione di quelli lineari mediante il metodo del simplesso di Dantzig. Inoltre, von Neumann dimostrò l’esistenza di un equilibrio per un particolare sistema riducendolo a un problema di minimax, e utilizzando quindi una versione del teorema del punto fisso di Brouwer. Le idee di von Neumann, sia sulla teoria dei giochi che sull’equilibrio, raggiunsero la loro formulazione definitiva nel 1944, nel già citato libro La teoria dei giochi e il comportamento economico. Utilizzando questo nuovo approccio, e usando in particolare un’estensione del teorema del punto fisso di Brouwer dimostrata nel 1941 da Kakutani, nel 1954 Kenneth Arrow e Gerard Debreu riuscirono finalmente a dimostrare l’esistenza di un equilibrio per le equazioni di Walras, nel caso in cui la legge della domanda e dell’offerta è formulata nel modo seguente: la velocità di variazione del prezzo di ciascuna merce, e dunque la sua derivata rispetto al tempo, è proporzionale all’eccesso della domanda, cioè alla differenza fra domanda e offerta di quella merce. Per questo lavoro Arrow e Debreu ottennero il premio Nobel per l’economia nel 1972 e 1983. … Nel 1982 Stephen Smale … ha chiuso il cerchio dello sviluppo storico, ridimostrando il teorema di Arrow e Debreu con i metodi originariamente intesi da Walras, e senza nessun uso di teoremi del punto fisso. Naturalmente, per poter trarre dal teorema di esistenza dell’equilibrio conclusioni politiche, che rivendichino in qualche modo il liberismo alla Adam Smith, sarebbe necessario dimostrarlo in maniera piú generale che non nella formulazione semplificata di Arrow e Debreu: in particolare, in una situazione in cui i mercati interagiscono fra loro, e la variazione del prezzo di ciascuna merce dipende (per esempio, in maniera lineare) dall’eccesso di domanda di tutte le merci, e non soltanto di quella in questione. Purtroppo per il capitalismo, in queste condizioni piú generali un mercato tende autonomamente verso la situazione di equilibrio soltanto nel caso, piuttosto ristretto, di due sole merci. Nel 1960 Herbert Scarf ha dimostrato che bastano invece tre sole merci a far sí che il sistema possa essere globalmente instabile, e non risulti affatto guidato dalla fantomatica mano invisibile. E nel 1972 Hugo Sonnenschein ha dimostrato che l’eccesso di domanda globale di un mercato può assumere i valori di una qualunque funzione continua: gli equilibri, cioè gli zeri della funzione, possono dunque non esistere; e se anche esistono, non è detto che il mercato vi tenda necessariamente, o vi ritorni automaticamente quando se ne allontana. Se una conclusione politica si può trarre da questi sviluppi matematici, essa è dunque che la legge del mercato non sembra affatto adeguata a condurlo in una condizione di equilibrio, e che solo la pianificazione può farlo: con buona pace di Adam Smith e dei suoi epigoni di fine Novecento, da Margaret Thatcher a Ronald Reagan.”
Che il Capitalismo non sia in grado di produrre un equilibrio è anche verificabile empiricamente analizzando i mercati reali. A tal fine riporto il caso esemplare della battagla mondiale nel mercato delle telecomunicazioni dei terminali mobili:
Periodo 1983-1990 – Tecnologia 1G – Standards TACS e AMPS – Servizio Voce – Leader di Mercato Motorola.
Periodo 1991-2001 – Tecnologia 2G – Standards GSM, GPRS, EDGE – Servizi Voce e SMS – Leader di Mercato Nokia.
Periodo 2002-2010 – Tecologia 3G – Standards UMTS e WCDMA – Servizi Voce, SMS ed Internet in mobilità – Leaders di Mercato Nokia in discesa ed Apple in ascesa.
Periodo 2011-2018 – Tecnologia 4G – Standard LTE – Servizi Voce, SMS ed Internet in mobilità – Leaders Samsung inseguita e raggiunta da Huawei, altre aziende cinesi in crescita, Apple con ancora una buona fetta di mercato.
Analisi analoghe possono essere condotte in tutti i mercati reali, ad esempio il mercato dell’acciacio o quello automobilistico e le analisi evidenziano fenomeni ciclici analoghi, tranne in pochi casi di mercati in genere di nicchia. Tale instabilità ha ripercussioni drammatiche nella vita delle persone, le aziende in crisi licenziano e gli stati subiscono contraccolpi in termini sociali e di stabilità economica che conducono alla crescita dell’indebitamento ed all’aggressività politico militare nei confronti degli altri stati per contrastarne la concorrenza economica. Gli interventi sociali di tipo welfare e di liberal socialismo, non cambiando realmente le regole del gioco dell’economia capitalista, sembrano in crisi e non in grado realmente, soprattutto se applicati da pochi stati e non a livello mondiale, di stabilizzare il sistema economico, anche se sono sicuramente necessari nel breve periodo per limitare i danni sociali prodotti dall’instabilità ed iniquità economics.
Il capitalismo quindi non ha vinto, perché le sue regole del gioco non sono in grado di produrre una economia stabile ed una società equa, ma è sicuramente dominante in quanto ben protetto dalle classi che in esso prosperano, anche se con continui e strutturali rimescolamenti di ricchezza e potere, ed inoltre le sue regole del gioco sono estremamente semplici e quindi facilmente applicabili, rispetto a quelle di una economia pianificata ed equa a livello mondiale.
Per questo lo sforzo dei socialisti libertari deve essere sempre rivolto al modo in cui poter cambiare le attuali regole di gioco dell’economia capitalista, non solo a cercare di riformarle, e sono sempre attuali le parole della Rosa Rossa: “Socialismo o barbarie”.