di CLAUDIA GAUDENZI –
«Piigs» è l’acronimo che sta letteralmente per Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna, ma che può altrimenti leggersi, senza peraltro sforzare troppo la fantasia, “maiali”. Questo è il termine con cui l’Italia, insieme ad altri, viene indicata dai vertici dell’economia europea. L’appellativo, davvero poco generoso, richiama un’idea del nostro Paese che è dura a morire, anche e soprattutto tra gli stessi italiani che ormai sanno di essere o essere stati in passato un popolo di spendaccioni, di dissipatori di risorse pubbliche, di fannulloni e che per questo ora vanno puniti con le meritate misure di austerità.
Scagliandosi proprio contro quest’idea, Paolo Barnard, giornalista economico e d’inchiesta, ha aperto le conferenze italiane di Warren Mosler, dal titolo “Per la salvezza della nostra società e del futuro dei nostri figli”. Di fronte a platee sempre gremite da centinaia di persone, Barnard e Mosler, economista statunitense proveniente dall’Università di Kansas City (Missouri) dove ha fondato il Dipartimento per la Piena Occupazione e la Stabilità dei Prezzi, hanno spiegato i punti salienti del loro programma per salvare l’Italia dalla crisi economica, punti elaborati dallo stesso Mosler, padre della teoria economica post- keynesiana Memmt (Mosler Economics Modern Money Theory).
Le “favole” che, secondo Barnard, ci sono state raccontate per giustificare le misure restrittive imposte dall’Unione Europea e portate avanti dai nostri governi, sono state smontate una ad una durante le sue presentazioni: partendo dai livelli di spesa pubblica e dal tasso di inflazione, per arrivare al debito pubblico e alla regolamentazione del mercato lavoro, grazie anche all’ausilio di dati ufficiali (fonti: Ragioneria dello Stato, Ocse, Banca d’Italia e Istat), il giornalista ha dimostrato come l’Italia della lira non fosse affatto un paese dissennato, ma come anzi sia stata sempre nella media europea, quando anche al di sotto e sicuramente mai distante dai paesi che oggi ci vengono presentati come modelli di virtù.
Il passaggio dall’essere leader dell’economia europea negli anni novanta, con un saldo delle partite correnti (la cui componente principale è data dalla differenza tra esportazioni e importazioni) sempre estremamente positivo, ad essere oggi fanalino di coda dell’Europa insieme agli altri paesi mediterranei, è spiegato da Barnard con l’adozione da parte italiana della moneta unica e l’adesione agli stringenti e asfittici parametri imposti dall’Europa. Oggi lo stato non può intervenire a dare ossigeno all’economia, perché non può spendere a deficit, avendo come vincolo il pareggio di bilancio: questo secondo la Memmt è il male assoluto. La più grande bugia, secondo Barnard, è l’averci convinto che il debito pubblico di un paese con moneta sovrana sia il debito dei cittadini, quando in realtà non è altro che il debito dello Stato con se stesso e semmai il credito e la ricchezza dei suoi cittadini.
Dopo l’ introduzione ai temi generali della Memmt, Warren Mosler ha spiegato più nel dettaglio il concetto di moneta cartacea, priva di valore intrinseco, e di come questa venga imposta dagli Stati a moneta sovrana attraverso le tasse, che non servono per finanziare la spesa pubblica ma in primo luogo per imporre appunto la moneta corrente. Tutto questo ovviamente cambia nel momento in cui un Paese perde la sovranità monetaria e con essa la possibilità di spendere a deficit; e se è vero, come sostiene Mosler, che la spesa dello Stato è la ricchezza dei cittadini, se lo Stato non può spendere abbastanza i cittadini (il settore privato in generale) si troveranno in difficoltà e nell’impossibilità di pagare le tasse e di risparmiare per vivere. «La disoccupazione – afferma Mosler – è la prova che lo stato non spende abbastanza», e se non si interrompe questa situazione «sarà la fine della nostra società».
L’economista statunitense, lapidario nelle sue conclusioni, ha portato infine alla conoscenza del pubblico italiano anche quelle che, secondo i suoi studi, sono le possibili strade per salvare il Paese prima che sia troppo tardi: chiedere all’Europa di allentare il vincolo del deficit al 3% del Pil per portarlo almeno all’8% , oppure ritornare alla moneta nazionale senza vincolo di pareggio di bilancio, in modo da poter abbassare le tasse e aumentare la spesa pubblica, prevedendo per lo Stato la possibilità di attuare così anche dei piani di lavoro garantiti. Al termine delle conferenze è stata anche delineata la prospettiva, ancora tutta da definire, per l’inserimento delle tematiche della Memmt all’interno del contesto politico italiano, anche se già molti esponenti politici via via si sono dimostrati interessati a questa teoria.
Per il foltissimo pubblico presente, sono state ogni volta due ore di intenso ascolto su temi di macroeconomia che ormai però toccano da vicino, e spesso in modo devastante, la stragrande maggioranza dei cittadini. Temi indubbiamente difficili, ma affrontati con semplicità e grande chiarezza dai due studiosi, che cercano di rendere comprensibile a tutti quella che è la realtà delle cose, secondo la loro visione, avvalendosi in questo del lavoro dei Comitati regionali per la divulgazione e la spiegazione delle idee mosleriane. La soddisfazione per lo straordinario successo del “tour” italiano è stata grande per gli organizzatori e gli attivisti della Memmt, che ora proseguiranno con i loro convegni nelle varie regioni e invitano tutti ad informarsi su temi e programmi della “moderna teoria monetaria”.