Cronologia della trattativa Stato-mafia (quinta parte)

di ETTORE MARINI –

Ultima settimana di maggio 2006
Lo stesso emissario del “signor Franco” avvisa Massimo Ciancimino che anche per lui è in arrivo l’arresto e che sarebbe meglio che portasse in un posto sicuro tutta la documentazione contenuta nelle sue casseforti relativa alla trattativa. Ciancimino segue di nuovo il suo consiglio e si reca a Parigi. Al ritorno, si ferma in Svizzera e deposita la documentazione con il papello in una cassetta di sicurezza.

7 Giugno 2006
Dopo un paio di giorni dal rientro in Italia, Massimo Ciancimino viene tratto agli arresti domiciliari su mandato del GIP Gioacchino Scaduto. E’ indagato per vari reati tra cui riciclaggio del denaro del padre.

29 luglio 2006
Il Parlamento italiano, con 460 voti a favore, 94 contrari (IDV, AN, Lega Nord) e 18 astenuti (Comunisti italiani), approva con un’ampia maggioranza trasversale la legge 241/2006 che introduce un provvedimento di indulto per i reati commessi fino al 2 maggio dello stesso anno. In particolare viene concesso un indulto non superiore ai tre anni per le pene detentive e fino a 10.000 euro per le pene pecuniarie. Sono esclusi dall’indulto i reati di mafia e terrorismo. E’ il primo provvedimento varato dall’appena nato il governo-Prodi II.

Estate 2006
Mentre Massimo Ciancimino si trova agli arresti domiciliari, si presenta a casa sua un ufficiale dei carabinieri in borghese, accompagnato da altri due sottufficiali in divisa, che rimangono ad aspettare fuori. Si presenta in incognito, facendosi chiamare “signor Capitano”. Gli dice esplicitamente che nel caso, per altro impossibile, gli vengano fatte domande sulla trattativa, sul “signor Franco” o sui rapporti tra la mafia, Dell’Utri e Berlusconi, lui avrebbe dovuto tacere. In cambio avrebbe ricevuto agevolazioni processuali.

Giugno 2007
Massimo Ciancimino esce dagli arresti domiciliari. Permane però l’obbligo di non lasciare Palermo.

19 dicembre 2007

Ciancimino rilascia un’intervista esplosiva a Panorama in cui anticipa alcune delle dichiarazioni che poi avrebbe reso ai magistrati.

Fine gennaio 2008
L’incantesimo si interrompe. La procura di Caltanissetta manda a chiamare Massimo Ciancimino.

Palermo primavera 2008
Ciancimino inizia a collaborare con i magistrati della procura di Palermo Antonio Ingroia e Antonino Di Matteo. Le sue dichiarazioni permettono di leggere dall’interno le fasi sotterranee della trattativa Stato-mafia: «Mio padre era convinto che la mafia avesse fornito solo la manovalanza alle stragi del ’92», sostiene il figlio di Vito Ciancimino.

Giugno 2008

Si pente Gaspare Spatuzza, l’ex braccio destro dei fratelli Graviano, al termine di un percorso di conversione religiosa cominciato subito dopo aver partecipato all’omicidio di Don Pino Puglisi. Condannato per strage a Firenze, e per aver sciolto nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo a Palermo, Spatuzza, interrogato sulla strage di via D’Amelio, fornisce materiale inedito e clamoroso, a tal punto da costringere gli inquirenti a riscrivere ex novo la dinamica dell’attentato. Egli si autoaccusa del furto della Fiat 126, dice di aver procurato l’esplosivo per Falcone e Borsellino e sbugiarda Scarantino, facendo ripartire l’indagine dall’inizio e scagionando il gruppo di Pietro Aglieri, boss di Santa Maria del Gesù, dalla partecipazione alla strage.

1° luglio 2008

Comincia il processo al generale dei carabinieri Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, imputati di favoreggiamento aggravato per il mancato blitz che, secondo gli inquirenti, nel 1995 avrebbe potuto portare alla cattura di Provenzano. Per il pm Nino Di Matteo la decisione dei vertici del ROS di non far scattare l’operazione avrebbe di fatto consentito al boss di proseguire la latitanza, terminata con il suo arresto undici anni dopo.

18 settembre 2008

Processo stragi Capaci/Via d’Amelio (sentenza di Cassazione)
Il 18 settembre 2008 la Corte suprema di Cassazione chiude definitivamente il capitolo travagliato dei processi unificati per le stragi di Capaci e via d’Amelio. Dopo cinque ore di camera di consiglio la prima sezione penale della Cassazione presieduta da Edoardo Fazzioli conferma in pieno la sentenza della corte d’Assise d’Appello di Catania del 2006. Vengono così condannati definitivamente all’ergastolo per le due stragi boss irriducibili di Cosa nostra come Salvatore Montalto, Giuseppe Farinella, Salvatore Buscemi, Giuseppe Madonia, Giuseppe Montalto, Carlo Greco, Pietro Aglieri, Benedetto Santapaola, Mariano Agate e Benedetto Spera. Confermati infine 20 anni per Antonino Giuffrè e 26 anni per Stefano Ganci.

Caltanissetta, ottobre 2009

Da una parte le parole del proto-pentito Scarantino, dall’altra quella di Spatuzza: a chi credere? Se Spatuzza dice la verità è chiaro che Scarantino (e prima di lui Candura) hanno sempre mentito, ma se sono due bugiardi come facevano Scarantino e Candura a sapere che proprio quella Fiat 126 era stata usata per la strage? Già, perché Spatuzza, 17 anni dopo, parla della stessa vettura, quella rubata a Pietrina Valenti per essere imbottita di esplosivo; e allora? C’è qualcuno, si chiedono immediatamente gli inquirenti, che all’epoca ha imbeccato Scarantino e Candura? E perché?

Palermo 28, gennaio 2009

Maria Concetta, figlia di Totò Riina, dice in un’intervista a La Repubblica: «Mio padre è stato un parafulmine per tante situazioni. Faceva comodo a molti dire che tutte quelle cose le aveva fatte lui».

Palermo, 22 luglio 2009

Totò Riina, in carcere da 17 anni, affida al suo avvocato un messaggio inquietante: «Borsellino l’hanno ammazzato loro». E alla domanda : «Chi sono loro?», Riina risponde: «Non guardate sempre solo me, guardatevi dentro anche voi». Infine, il capo dei capi manda a dire tramite il suo legale: «Sono stato oggetto e non soggetto della trattativa».

Palermo, 23 luglio 2009

Riina viene interrogato dal procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e dai pm Gozzo e Marino; al termine dell’interrogatorio, rigorosamente secretato dalla procura, l’avvocato Luca Cianferoni dichiara ai giornalisti: «Abbiamo elementi nuovi per dire che ci sono innocenti in carcere e colpevoli fuori. Il processo celebrato per via D’Amelio è stata una montatura».

Roma, 3 gennaio 2009

L’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino sarebbe stato uno dei “garanti” istituzionali della trattativa tra il ROS e Vito Ciancimino; dopo le accuse del boss Giovanni Brusca, ora ad accusare Mancino è anche Ciancimino, che lo dichiara a verbale ai pm di Palermo.

Roma, 23 aprile 2009

La prima procura a rompere gli indugi è quella di Firenze che indaga sulla strage su via dei Georgofili. Per il pm Giuseppe Quattrocchi, Spatuzza è attendibile. La patente di credibilità viene ufficializzata durante una riunione a Roma dei pm delle procure che indagano sulle stragi: Caltanissetta, Palermo, Firenze e Milano.

7 marzo 2013

Stato-mafia, la decisione del gup Piergiorgio Morosini: rinvio a giudizio dei 10 imputati. Il processo inizierà il 27 maggio. Sul banco degli imputati Salvatore Riina, Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, l’ex ministro Nicola Mancino, il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri e gli ex vertici del ROS dei carabinieri, i generali Mario Mori e Antonio Subranni, e l’ex colonnello Giuseppe De Donno. Dopo quattro anni di indagini, arriva il primo verdetto sull’inchiesta dei magistrati di Palermo che hanno messo sotto accusa capimafia e uomini delle istituzioni per un dialogo segreto che sarebbe avvenuto fra il ’92 e il ’93, per fermare le stragi di Cosa Nostra-

8 aprile 2013

A Caltanissetta si apre il “Borsellino quater“: il racconto di Antonio Vullo fa rivivere la strage. A 21 anni dalle stragi, 3 processi, Borsellino I, II e III, ciascuno con tre gradi giudizio, è tutto da rifare: i giudici nisseni hanno vagliato la deposizione di Spatuzza del giugno 2008, e avendola verificata, hanno chiesto un quarto processo, il Borsellino quater. Vullo, l’unico poliziotto sopravvissuto alla strage di via d’Amelio – sentito oggi come teste dalla Corte di Assise di Caltanissetta nell’ambito dell’istruzione dibattimentale al processo “Borsellino quater” dove sono sotto processo per strage Salvatore Madonia e Vittorio Tutino (ma anche i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci, le cui dichiarazioni costarono l’ergastolo a sette innocenti) – racconta le ultime settimane di vita di Borsellino.

11 giugno 2013

Borsellino quater. Sentito Spatuzza: «sulla strage dissi nel ’97 che si sbagliavano». Se non avesse parlato, ancora oggi degli “innocenti” sarebbero in carcere a scontare la pena per la strage di via d’Amelio e, forse, non si sarebbe mai saputa una grossa fetta di verità su quanto accaduto in quella domenica di luglio del 1992. Oggi, presso l’aula bunker di Rebibbia, è stato il giorno dell’audizione del pentito Gaspare Spatuzza, chiamato a deporre al processo per la strage che ha visto morire il giudice Borsellino e gli agenti della sua scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), per cui sono imputati i boss Salvo Madonia, Vittorio Tutino e i falsi collaboratori di giustizia Francesco Andriotta, Calogero Pulci e Vincenzo Scarantino. Il nuovo procedimento prova a far luce sulla verità dei fatti e l’interrogatorio di Spatuzza è ovviamente uno degli elementi cardine. Addirittura, se gli investigatori fossero stati più attenti, la storia sarebbe potuta essere riscritta con qualche anno di anticipo. Era il 1997 quando Spatuzza, prima di pentirsi, inviò un segnale al procuratore Vigna: «State facendo un grossissimo errore sulla strage di via D’Amelio, siate cauti. In particolare dissi qualcosa sul furto dell’auto che poi fu imbottita di tritolo. Feci capire che magari quei ragazzi avevano rubato questa macchina, ma che altri ragazzi avevano rubato la 126. Ma non aggiunsi nulla e dalle istituzioni non ricevetti altre domande. Di più non avrei potuto dire perché rischiavo la vita».

17 Luglio 2013

La quarta sezione penale del Tribunale di Palermo assolve il generale Mario Mori ed il colonnello Mauro Obinu dall’accusa di favoreggiamento a Cosa Nostra: il 31 ottobre 1995 non ci fu nessun mancato arresto di Bernardo Provenzano. E se ci fu, non è da considerarsi reato.

(fine) (?)

Ettore Marini (Movimento Agende Rosse di Pesaro e Urbino)

Fonti:

http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=2624:il-puzzle-ricomposto-la-cronologia-esatta-della-trattativa&catid=19:i-mandanti-occulti&Itemid=20

Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza , L’agenda nera della seconda repubblica, Chiarelettere, 2010.

http://www.antimafiaduemila.com/2011103134396/sistemi-criminali/nuovi-processi-per-la-strage-di-via-damelio.html

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=158666

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/03/07/news/stato-mafia_la_decisione_del_gup_morosini_deciso_il_rinvio_a_giudizio_dei_10_imputati-54042747/

http://www.informarexresistere.fr/2013/06/12/borsellino-quater-sentito-spatuzza-sulla-strage-dissi-nel-97-che-si-sbagliavano/

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