Per una sinistra socialista

di MANUEL SANTORO

Inizierò dicendo che sono contrario a qualsiasi modifica dell’assetto istituzionale, di cui si parla e si riparla, da più direzioni. Sono contrario a qualsiasi modifica in senso semipresidenzialista oppure, peggio, presidenzialista che creino le condizioni per stravolgere il lavoro nobile ed attento fatto dai padri costituenti. Reputo, infatti, la valenza culturale e, soprattutto, morale degli uomini e delle donne che nell’immediato dopoguerra crearono le condizioni istituzionali del nostro vivere, di gran lunga superiore rispetto a quella riscontrabile oggi nei Palazzi. Sarò tacciato anche io di conservatorismo? Si, grazie, poiché su questo punto lo sono. Ben venga, quindi, l’incontro con Rodotà e Landini.

E sono conservatore anche sull’idea di iniziare a lavorare celermente alla rigenerazione della sinistra italiana. Sinistra che non può che essere socialista. Per alcuni l’idea di una sinistra in Italia è definitivamente tramontata. Per altri la sinistra è il PD. Per me non è così.

La sinistra in Italia oggi è nettamente in minoranza ma, indiscutibilmente, serve. Serve a milioni di italiani. Essa deve assumere ruolo e responsabilità che oggi non possono essere assunti dal Partito Democratico.

Con un Partito Democratico sempre più filo-centrista, sempre più legato ai poteri forti, con un premier che, seguendo la retorica montiana, si autocertifica come riformista, con un Renzi, senza piattaforma programmatica, probabile futuro segretario, penso che la sinistra vada ripensata altrove seppur nel PD sopravvivano anime vicine all’idea di una sinistra socialista.

Il PD ha, a mio avviso, brillantemente superato la sua breve fase socialdemocratica e si accinge a stabilizzarsi come perno centrale della politica italiana riabilitando il ruolo che fu della DC. Qui si parla di sinistra ed il PD è destinato a tutt’altra storia.

Se sinistra socialista deve essere, dunque, non possiamo eludere un fatto.

La sinistra deve essere inclusiva e deve lavorare per superare i traumi delle molteplici scissioni, soprattutto in campo socialista e comunista.

Ad esempio, non ha più alcun senso politico, tanto meno strategico, escludere dalla vera progettualità di un soggetto politico di sinistra forze che si rifanno al postcomunismo democratico. I diktat sovietici sono finiti così come sono tramontate le direttive extranazionali calate dall’alto.

Ci sono, però, tutte le storture di un capitalismo selvaggio che una minoranza, emarginata e spezzettata, non può affrontare.

Sino a quando non metteremo mano ad una soggettività di sinistra e socialista, nel senso più democratico e trasparente possibile, che coinvolga tutte le realtà interessate a far parte di un processo politico e programmatico che realizzi reali riforme strutturali per i deboli della società, non avremo peso politico, non modificheremo lo status quo e continueremo a subire provvedimenti legislativi e modifiche costituzionali senza alcuna possibilità di intervento.

Senza il PD, forze quali RC, PdCI, SeL, PSI, dovranno cercare di interloquire e trovare un terreno comune sul quale convergere. Io, ribadisco, penso che questo luogo incantato in cui incontrarsi non possa che essere il socialismo, inteso come vasto spettro di orientamenti politici, tutti, però, con l’intento massimo di “portare avanti tutti quelli che sono nati indietro”.

http://manuelsantoro.com/

12.09.2013

One thought on “Per una sinistra socialista

  1. PROCURATIO INIQUITATIS, un delitto misconosciuto e assente da qualsiasi legislazione. E’ necessario osservarlo in atto e considerarne la sua genealogia.
    Sto organizzando un convegno su questo argomento.

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