di Francesco Erspamer –
Nel suo messaggio di fine anno Robert Reich, uno degli intellettuali americani più lucidi ed efficaci, e in possesso del tipo di mente, al tempo stesso critica e costruttiva, che manca in Italia, ha invitato alla speranza. Nel 2013 l’arroganza delle destre e dei ricchi ha raggiunto livelli senza precedenti, accrescendo ulteriormente l’ineguaglianza economica e avvicinando il pianeta alla disgregazione sociale e alla catastrofe ambientale: eppure ci sono motivi di ottimismo, persino nel paese che ha guidato la corsa alla globalizzazione e al liberismo senza controlli. In California la retribuzione minima oraria è appena passata da sette a dieci dollari; il progressista Bill de Blaiso è stato eletto sindaco di New York con un programma di tassazione dei redditi più alti per finanziare le scuole pubbliche; nei McDonald’s e Walmart ci sono stati scioperi, cosa impensabile fino a pochi anni fa; l’Affordable Care Act di Obama sta consentendo a milioni di americani di avere per la prima volta un’assistenza sanitaria. Le cose stanno cominciando a cambiare, dice Reich, perché sempre più americani si sono organizzati e mobilitati e hanno fatto sentire la loro voce. “Organize, mobilize, energize”, è il suo slogan.
Il mio augurio per il 2014 è proprio questo: che ci si cominci davvero a organizzare, a mobilitare, a far sentire; a usare creatività e determinazione per uscire dal cortocircuito di avidità e rassegnazione in cui siamo precipitati. Solo con l’impegno personale e la lotta collettiva si ottengono risultati, non firmando petizioni online né indignandosi davanti alla tv né abbandonandosi al rimpianto del buon tempo andato né affidando il proprio destino a uomini della provvidenza o celebrities. La responsabilità e la partecipazione non possono essere delegate e ciò che davvero conta, ciò che dà qualità alla nostra vita, non si può stare lì ad aspettare che ci venga elargito: bisogna andare a prenderselo.
E tuttavia non è solo per i risultati che ci si deve organizzare. La ragione principale deve essere il piacere di unirsi ad altri che condividono i nostri ideali o interessi. A prescindere da cosa si riesca a raggiungere, c’è valore nel solo fatto di provare a raggiungerla insieme. Il mio augurio è che dopo decenni passati a esaltare individualismo e competizione, le parole-chiave del 2014 siano comunità e solidarietà.