di LEONARDO MARZORATI –
Alle ultime elezioni europee il PD e le sue propaggini si sono confermate forze politiche borghesi cittadine, con un chiaro elettorato di riferimento. Si tratta di quello che anni fa veniva battezzato “ceto medio riflessivo” e che comprende professionisti, insegnanti, impiegati del settore pubblico e privato, pensionati ex elettori di PCI, PSI e DC e studenti. Il loro livello di istruzione è medio-alto e questo porta alcuni di loro, fomentati da cattivi mass media (il gruppo Gedi su tutti), a sentirsi superiori al resto della massa e quindi del popolo italiano, composto, secondo la loro linea di pensiero, da ignoranti facilmente condizionati dalla propaganda di Lega e Movimento 5 Stelle. Nella loro narrazione si creano due schieramenti: le persone preparate e gli analfabeti funzionali.
Di contro, molti “analfabeti funzionali” ribattono definendosi realisti e non soggiogati dalla narrazione “buonista”. Informandosi solo sul web, può sembrare che ci sia poco spazio fuori da questi due schieramenti. Di spazio ce n’è, ma a qualcuno fa comodo che lo scontro sia solo tra “buonisti” e “cattivisti”.
A sinistra, soprattutto sul web, si sta diffondendo una nuova linea in forte dissenso con quella descritta sopra. Si tratta di giovani e non, con un livello di istruzione più o meno pari a quello dei loro coetanei che votano PD e propaggini, che si concentrano nell’attaccare questi ultimi.
Il loro stile parte da lontano, dalla Rivoluzione Russa del 1917 con un revival del periodo staliniano, qui rivisitato in salsa ironica. Sono i nuovi stalinisti, non ottusi veteromarxisti-leninisti come i militanti dei piccoli PMLI e PCIML, ma comunisti col meme sempre pronto per sputtanare piddini e soci. Questi comunisti 2.0 incappano però nello stesso errore di quei militanti della sinistra borghese che si divertono a sbeffeggiare: la presunta “superiorità”.
Pagine Facebook come “Comitato Centrale per la Difesa dell’Ortodossia” o “Ufficio Sinistri – Il buco nero in cui è scomparsa la sinistra” (quest’ultima ha dato vita anche a un omonimo libro scritto dal militante comunista Roberto Vallepiano) dispensano gustosi meme più contro il pensiero “buonista” ed “europeista” che non contro quello “cattivista” e “sovranista”. Non a caso, molti di loro si definiscono “sovranisti di sinistra”. Fin qui non ci sarebbe nulla di male: è una linea editoriale che si può condividere o meno.
Il loro errore, dal mio modesto punto di vista, è che se può essere condivisibile la critica al vecchio pensiero dominante, non lo è il metodo. Questi compagni non si limitano a sputtanare il servilismo alla Ue di buona parte delle opposizioni o la retorica antisalviniana che finora non ha fatto altro che favorire il leader leghista; la loro tendenza è prendersela con l’elettorato di Pd, Sinistra e +Europa.
Il sovranista rosso tende a sentirsi superiore rispetto all’elettore piddino, rincoglionito dagli articoli di Repubblica, dai post di Roberto Saviano o dagli interventi televisivi di Carlo Cottarelli. Questo cade quindi nello stesso errore della sua vittima. Potrebbe essere definito “stalinist-chic”, esponente del ceto medio che gioca a fare lo stalinista, sentendosi superiore rispetto all’esponente del ceto medio che vota PD.
Polemizzare con una base non è mai cosa buona. Lenin lo ricorda in L’estremismo malattia infantile del comunismo. Una forza politica deve cercare il suo consenso anche tra chi ha idee differenti, argomentando le proprie ragioni per convincere il proprio interlocutore. Non è semplice e, come il “radical chic” preferisce offendere l’elettore leghista o grillino dandogli dell’analfabeta funzionale, lo “stalinist chic” fa altrettanto con l’elettore piddino.
Ma se il PD ha un elettorato di riferimento, uno zoccolo duro attestabile al 20%, la sinistra sovranista al momento viaggia attorno ai prefissi telefonici (l’unico partito di riferimento è il PC di Marco Rizzo, 0,9% alle ultime elezioni).
Si possono leggere commenti tipo “la sinistra borghese ha tradito i lavoratori e non la vota più nessuno”, scritta da simpatizzanti di forze microscopiche che sognano consensi come quelli del PD. Peggio ancora sono gli attacchi agli elettori di PD, Sinistra e +Europa. Alla mia domanda “Se insultate loro, chi sperate che vi voti?”, la risposta è stata “Chi si astiene o vota Lega e 5 Stelle”. Al momento sono davvero pochi i disillusi dalla politica o gli elettori di Lega e M5S attenti alle nuove forze di sinistra. Sarebbe bello se fossero in molti, ma così non è. Quindi è infantile attaccare un possibile bacino elettorale.
Non è facile convincere chi ha votato per anni quell’area politica, ma se si vuole crescere in termini numerici è fondamentale parlare a tutti, anche a loro. Anche perché tra i militanti della nuova sinistra sovranista ce ne sono molti che in passato votarono quel centrosinistra che contribuì a fondare quest’Unione Europea. C’è il rischio di ergersi a difensori del popolo offendendo una parte di esso. Questo posso accettarlo da qualche liberista, ma non da chi vuole rifondare seriamente le forze socialiste italiane.
Invito i compagni stalinisti 2.0 a essere meno fighetti e più proletari, parlando a tutti, dalle fabbriche agli oratori, come fece il PCI togliattiano dopo la caduta del fascismo. Senza supponenza, quella lasciamola a gente come Carlo Calenda.