di LEONARDO MARZORATI –
Per via del coronavirus, il governo Conte ha bloccato i porti alle Ong che trasportano migranti, impedendo lo sbarco della nave Alan Kurdi di proprietà della Ong tedesca Sea Eye, con a bordo 150 migranti. Il decreto che di fatto chiude i porti italiani alle navi non autorizzate, come molte di proprietà delle Ong operanti nel Mar Mediterraneo, è stato firmato da quattro ministri, di aree politiche differenti. C’è il Pd, con la ministra ai Trasporti Paola De Micheli; c’è il Movimento 5 Stelle, con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio; c’è il ministro tecnico degli Interni Luciana Lamorgese; c’è anche la sinistra, con il ministro alla Salute Roberto Speranza, leader di Mdp – Articolo Uno.
Dal governo hanno chiesto alla Germania (Paese della Sea Eye) di farsene carico. Più o meno lo stesso che fece Matteo Salvini un anno fa, quando tenne in due momenti distinti due navi ferme nel Mediterraneo, ricattando cinicamente gli altri Paesi europei, chiedendo loro di farsene carico. Salvini, spiace dirlo, mostrò allora il totale egoismo dei Paesi della Ue, in particolar modo di quelli del Nord (Germania e Paesi Bassi in testa), che oggi chiedono un rigore punitivo contro i loro “fratelli” mediterranei.
Ora i toni sono meno urlati e le telecamere sono lontane, ma cambia poco nella decisione. Il cinismo o la realpolitik a volte impongono scelte che vanno oltre il colore politico. Lo stesso ministro degli Interni Salvini poteva vantarsi di minori sbarchi grazie agli accordi fatti dal suo predecessore del Pd Minniti con i capi tribù (spesso dei tagliagole) libici. E mentre il governo rimpalla al nord Europa lo sbarco della Ong con 150 persone, molte altre arrivano con i barchini a Lampedusa, in un porto vuoto a causa del coronavirus.
Un tema che fino al precedente governo era stato il punto focale di scontro tra le principali forze politiche in campo, oggi passa in totale secondo piano. Il governo Conte II di fatto si comporta con le Ong cariche di migranti come il governo Conte I, senza però le urla indignate di chi dava del razzista o del fascista a Salvini. Siamo in lockdown e quindi le manifestazioni di piazza sono impossibili, ma giornali come Repubblica o prestigiosi editoralisti televisivi preferiscono tacere su delle misure restrittive non tanto diverse da quelle vantate dall’allora ministro degli Interni.
Repubblica e soci sono responsabili del boom di Salvini e del sovranismo reazionario. Hanno focalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica su un tema solo: l’immigrazione. Hanno contribuito a dividere gli italiani tra favorevoli all’accoglienza e contrari, portando in anni di crisi economica acqua al mulino della Lega e di Fratelli d’Italia. Che dall’alto del loro consenso popolare hanno contribuito ad aizzare parte degli italiani più poveri contro i clandestini e più in generale contro gli stranieri che, nella loro propaganda, rubano il lavoro, delinquono e insidiano le nostre famiglie. Repubblica e gli altri organi di propaganda liberal da un lato non potevano concentrare lo scontro sui temi economici, dato che il loro partito di riferimento, il Pd, ha una visione liberalista poi non così diversa da quella delle destre. Dall’altro la divisione tra “razzisti” e “buonisti” è di facile comprendonio e, come ha insegnato Silvio Berlusconi con le sue tv, far pensare poco il pubblico aiuta a fidelizzarlo. Repubblica aveva fatto lo stesso ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi, aprendo le sue prime pagine con “cene eleganti”, olgettine e bunga bunga.
Proprio ora che un governo a guida Pd-M5S respinge i migranti come fece l’esecutivo precedente, viene fuori la meschinità di certi organi di informazioni. Sono colpevoli di aver contribuito al rafforzamento del fronte reazionario e dovranno renderne conto. La Lega è arrivata al 34% anche per colpa loro, che hanno presentato come unica opposizione possibile al “cattivo” Salvini solo il Pd e i suoi cespugli. Gli stessi che ora (ma anche prima con Minniti) in materia di immigrazione si comportano più o meno come il leader leghista. Perfino la sinistra di governo, guidata da Speranza, si adegua e firma il blocco agli sbarchi.
E così per diverso tempo, troppo, non si è parlato a sufficienza di disoccupati che emigrano. Le emigrazioni dall’Italia nel 2019 sono state più delle immigrazioni nel nostro Paese. Non si è parlato di precariato; di mancanza di prospettive future; di famiglie che non si formano e di figli che non nascono. Spetta alle forze popolari riportare al centro della scena questi temi. Per sbugiardare la Lega, il Pd e i loro potenti organi di propaganda.