Intervista a Yanis Varoufakis

Come interpreta le dimissioni di Tsipras?

Il 12 luglio, contro il mio parere e quello di molti altri membri del governo e del partito, Alexis Tsipras ha deciso di accettare le misure di austerità proposte dall’Eurogruppo nel vertice europeo, che sono in contrasto con tutta la filosofia di Syriza. La sua maggioranza si è ribellata, e la sua conclusione è stata semplice: se vuole ripulire il partito, ha bisogno di nuove elezioni.

Lei si candiderà?

No, non voglio essere un candidato di Syriza, che ora sta adottando la dottrina irrazionale alla quale mi sono opposto per cinque anni: estendere ulteriormente la crisi e sostenere che si è risolta, pur mantenendo un debito impagabile. Sono stato estromesso perché mi opponevo a tutto ciò. E’ proprio contro questa logica che avevo già rotto con Papandreou. Tsipras aveva scelto me proprio perché mi opponevo a lui! Ma ora che ha accettato la logica che respingo, non posso essere candidato.

Nel momento in cui questo piano è stato messo a punto, Hollande ha detto che la Grecia si sarebbe salvata. Aveva torto?

(Ride). Credo che Francois Hollande sia profondamente, sostanzialmente bloccato. Nicolas Sarkozy aveva già detto nel 2010 che la Grecia è stata salvata. Nel 2012, la Grecia è stata salvata. E ora, siamo ancora salvi! Questa è una tecnica per nascondere la polvere sotto il tappeto facendo finta che non ci sia più. L’unica cosa fatta, il 12 luglio, è stato infliggere un grande schiaffo alla democrazia europea. La storia giudicherà severamente quello che è successo quel giorno e soprattutto i nostri leader che continuano questa farsa.

Perché dice che l’obiettivo dei creditori e di Wolfgang Schäuble, il ministro delle Finanze tedesco, è in realtà la Francia?

La logica di Schäuble è semplice: imporre la disciplina a tutte le nazioni in deficit. La Grecia non è poi così importante. Il motivo per cui l’Eurogruppo, la troika, il Fondo monetario internazionale hanno speso così tanto tempo per imporre la propria volontà su una piccola nazione come la nostra, è che siamo un laboratorio dell’austerità. Ciò è stato sperimentato in Grecia, ma l’obiettivo è ovviamente quello di infliggerlo anche alla Francia, per il suo modello sociale, il suo diritto del lavoro.

Vuole lanciare un movimento europeo contro l’austerity?

Sì, lancerò una rete progressista europea. Nei giorni terribili della dittatura greca, i nostri genitori e nonni erano in Germania, Austria, Canada, Australia, per la solidarietà espressa nei confronti della sofferenza greca. Non vengo in Francia per chiedere solidarietà alla Grecia. Ma i problemi che ha di fronte la Francia sono gli stessi. I francesi e i cittadini di altri paesi sono preoccupati per quello che ho da dire, perché sono preoccupati per lo stato della democrazia, per l’economia, per le prospettive future.

[intervista al Journal du Dimanche. Traduzione di Cécile Amar]

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