Decisamente l’Europa, così come ci viene ammannita oggi, è esperienza deprecabile, discutibile e, senza alcun dubbio negativa. L’Euro è la trappola che molti hanno ripetutamente analizzato e descritto e la troika è tutto il male e persino peggio di quel che molti hanno descritto. Non vi è bisogno di ulteriori dotte analisi o di aggiunte per deprecare e descrivere quello che l’Europa della finanza e del controllo elitario sta riservando ai suoi popoli.
In questa constatazione però esiste un rischio, che purtroppo molti hanno percorso e stanno percorrendo, quello di opporre al centralismo omicida dell’Europa dei non eletti una risposta nazionalistica di chiusura (facilitata oggi dalla paranoia da migranze che sta infettando un po’ tutti) ma anche implicita in certi discorsi sommari e “facilitati” che riassumono nel “no euro” tutto il senso di un discorso molto complesso.
Può un socialista e internazionalista proporre come risposta alla situazione attuale un ritorno alle sovranità ed alle monete nazionali? Ha qualche senso girare la testa verso il passato, favorendo di fatto nostalgie nazionaliste e revanchiste, fenomeno peraltro tipicamente conservatore? Facilissimamente preda di destre estreme e di follie da protezione dei confini…
È possibile questo dopo che la globalizzazione ha prodotto tutti i danni possibili ed ha spazzato via i “mercati nazionali”, così come le produzioni autoctone? Al giorno d’oggi sarebbe proponibile e praticabile un discorso di autarchia in un qualsiasi paese dell’Europa ( o del mondo)? Non è forse l’arma più raffinata ed il miglior sistema di controllo questa interdipendenza dei mercati che il capitalismo elitario vincente ha imposto?
E se è così, per poter scardinare questo meccanismo può un paese da solo, pur con tutto l’eroismo possibile, ottenere un qualsivoglia risultato? La sommarietà con cui molti “compagni” hanno trattato e trattano il problema greco con accuse e contraccuse di tradimento ed imbecillità assortite dimostra quanto efficace sia in realtà il Sistema e quanto poco si sia compreso di come esso funzioni.
Una delle strade proponibili potrebbe essere invece quella di un rilancio fortissimo dell’Europa dei Popoli in contrapposizione netta e durissima, dove occorra, all’Europa delle Banche. Un attacco frontale alla politica dei trattati bilaterali, firmati segretamente e segretissimamente compilati a danno e sopra le teste dei popoli europei. Una opposizione radicale e forte alle politiche militari europee … alla Nato ed alla sua politica di Guerra Eterna e comunque la ricollocazione dell’Europa su posizioni pacifiste e d’appoggio delle esigenze reali dei popoli.
Le nostre colpe nei confronti di quelli che chiamiamo paesi terzi sono innumerevoli e difficilmente quantificabili. Forse non potranno mai essere ripagate, eppure il problema di farlo dovrebbe essere posto ad una morale comune europea del tutto assente in questa fase.
La strada potrebbe essere quella della collaborazione e dell’alleanza dei paesi del Sud Europa in chiave di controllo politico e modificazione profonda dell’unione, accettando la durezza dei rapporti, cosa che la Germania ed i paesi del Nord non hanno mai fatto mancare alla loro visione da ragionieri razzisti.
Una strada che ha assoluta esigenza di popoli coscienti di sé e del proprio futuro, decisionali, presenti e partecipanti rispetto ad esso, disposti a difendere ad ogni costo l’ideale democratico e solidale che sottese la visione dei padri fondatori… quand’anche non si voglia parlare della forte componente socialista contenuta in quel sogno.
Popoli che non subiscano ma che sappiano rendersi protagonisti… Ma forse proprio questa è l’utopia più grande e non a caso: l’élite ha un esercito di servi addetti a mantenere l’ipnosi ed ancora non a caso essa permette, vivifica e mantiene ben incuneati ed inseriti nella propria stessa opposizione gruppi di facinorosi nazionalisti che producono facili fascinazioni populistiche, nazionalistiche e cripto-fasciste nelle menti deboli appiattite dalla manipolazione e dal pensiero unico… In questo caso si adatta alla perfezione il detto secondo cui un popolo che non studi la propria storia è destinato a ripeterla.
Giandiego Marigo