Le vicende di SEL-SI e il coraggio a sinistra

di MARISA D’ALFONSO

Quando da un gruppo parlamentare è nata SEL-SI avevamo già compreso bene la portata e i limiti di un partito politico che non nasceva dal basso. Anche se Cosmopolitica aveva risollevato gli animi, perché si trattò di un bell’appuntamento denso di tanta carne al fuoco, di bei momenti e di pagine alte di bella politica (ma Pisapia che si aggirava insieme a Zedda veniva scansato da quasi tutti) le amministrative di maggio 2016 purtroppo segnarono il primo solco profondo facendo esplodere le contraddizioni che avevano portato alla morte di Sel, a partire proprio da Milano. (E poi le lettere dei 100, dei 300, la brutta pagina siglata con Fassina a Roma, tanto per ricordare le più eclatanti.)
Tanto tempo perso, ma il referendum combattuto con caparbietà e vinto il 4 dicembre aveva segnato un punto importantissimo di non ritorno per molti di noi, lo “spartiacque” tra chi ha un’idea dello Stato e della Costituzione e chi tutt’altra. Poi un altro pessimo momento, da gennaio, fatto di litigi, tante incomprensioni e lacerazioni fino al congresso di febbraio, che avrebbero dovuto condurci finalmente a un partito di sinistra in cui sentirsi finalmente a casa, come il popolo che “per vivere ha bisogno di lavorare” chiede da tempo, invece no: Scotto e D’Attorre ci hanno regalato le pagine più brutte degli ultimi anni a sinistra, ancora più tristi dell’abbandono di Migliore, Boccadutri, Di Salvo ecc.
Le amministrative di giugno scorso hanno contribuito a delineare ancora di più il quadro politico e per chi non l’avesse capito bene hanno decretato la fine del centrosinistra.
Ma noi a sinistra, si sa, siamo masochisti. Infatti, dopo la bellissima giornata del Brancaccio che doveva fornire la spinta a fare finalmente politica nei territori e, tra la gente, la nostra gente, abbiamo preferito aspettare i comodi e i diktat di chi alle amministrative si era presentato OVUNQUE con il Pd, riproponendo quella formula trita e ritrita che ha condotto l’Italia sul baratro, il centrosinistra che non guarda tanto al chi e al come ma solo al fine ultimo, cioè il venire eletto, in qualsiasi condizione e a costo di qualsiasi compromesso.
Abbiamo iniziato a fare come l’anno scorso, che chiunque si alza la mattina detta la linea. Allora Fassina smentisce il segretario e partecipa all’appuntamento di Pisapia. Allora si votano documenti in direzione nazionale (ma molti lo fanno col mal di pancia e qualcuno si assenta per non votare, mi dicono) che lasciano basìta la parte dei militanti la quale credeva che finalmente ci si occupasse di loro e dei problemi quotidiani, che i morsi della crisi stanno rendendo sempre più drammatici.
Si ascoltano le dichiarazioni più disparate circa il nostro futuro, le lettere da un presunto leader all’altro da una testata giornalistica all’altra, e i nostri intenti di un partito che è nato con la raccomandazione del neoeletto segretario al congresso fondativo di calpestare poca moquette e tanto asfalto, di non affezionarsi alla moquette ogni tanto si perdono “come lacrime nella pioggia”.
Fino a leggere stamattina un’intervista a Fratoianni che lascia perplessi perché la credibilità va a farsi benedire in nome di un’unità che attualmente non esiste. Né di intenti, né di popolo, né di altro. Solo ed esclusivo ceto politico.
Così non va. Attendiamo la conferenza programmatica sul’Europa, ad esempio, che consideriamo dirimente. Niente. Attendiamo di valere unatestaunvoto, per esempio. Non pervenuto.
Non bisogna unire la sinistra, non ce lo chiede la gente, non è vero. A maggior ragione se unire la sinistra significa riportare in seno le contraddizioni che han fatto morire Sel. La gente chiede di essere rappresentata nelle sue istanze e nei drammi che il liberismo del Pd ha imposto, non è interessata ad ammucchiate elettorali che verrebbero abbandonate il giorno dopo.
Sappiamo che si tratta di navigare in mare aperto, siamo consapevoli che i risultati “elettorali” forse non verranno subito, ma facciamo l’alternativa al liberismo, facciamo buona politica e che le porte siano aperte a tutti ma senza più inseguire né corteggiare nessuno.
Sbrighiamoci a dare seguito alle assemblee aperte tra i cittadini come quella del Brancaccio.
Come ricorda Corbyn, la sinistra è per i coraggiosi.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...