di YANIS VAROUFAKIS –
Nelle prossime ore sarò in parlamento per valutare gli effetti legislativi del recente accordo dell’Eurosummit sulla Grecia. E non vedo l’ora di ascoltare di persona i miei compagni Alexis Tsipras e Euclide Tsakalotos, che sono stati così tanto coinvolti negli ultimi giorni. Nel frattempo, ecco le mie prime impressioni suscitate dalle decisioni del vertice europeo.
- Un nuovo Trattato di Versailles affligge l’Europa. Avevo già usato questa espressione nella primavera del 2010, per descrivere il primo “salvataggio” greco predisposto allora. Se l’allegoria era pertinente in quel momento, lo è oggi ancora di più.
- Mai prima d’ora l’Unione Europea aveva preso una decisione così destabilizzante per il progetto di integrazione europea. I leader dell’Europa, trattando in quel modo Tsipras e il nostro governo, hanno dato un colpo decisivo al progetto europeo.
- Il progetto di integrazione europea è stato davvero ferito mortalmente negli ultimi giorni. E come dice giustamente Paul Krugman, checché se ne pensi di Syriza o della Grecia, non sono stati né i greci né Syriza ad uccidere il sogno di un’Europa unita e democratica.
- Già nel ’71 il famoso economista di Cambridge Nick Kaldor aveva avvertito che fare l’unione monetaria prima di quella politica avrebbe portato non solo al fallimento della moneta unica, ma anche alla distruzione del progetto politico europeo. Più tardi, nel 1999, il sociologo anglo-tedesco Ralf Dahrendorf ammoniva che l’unione economica e monetaria avrebbe diviso l’Europa anziché unirla. In tutti questi anni ho sperato che avessero torto, ma il potere reale che sta a Bruxelles, a Berlino e a Francoforte ha cospirato per dimostrare che avevano proprio ragione.
- L’accordo di ieri mattina si può leggere come un documento che mette nero su bianco le condizioni di resa della Grecia. Un documento interpretabile come il riconoscimento da parte della Grecia di essere diventata un vassallo dell’Eurogruppo.
- Questo accordo non ha nulla a che fare con l’economia, e nemmeno con un piano di riforme capaci di tirare fuori la Grecia dal pantano. E’ una manifestazione pura e semplice della politica di umiliazione che è in atto. Perfino chi detesta il nostro governo deve riconoscere che la lista di richieste dell’Eurogruppo rappresenta un clamoroso allontanamento dalla decenza e dalla ragione.
- L’accordo sancisce il completo annullamento della sovranità nazionale, senza peraltro aver messo al suo posto nessun corpo politico sovranazionale e veramente europeo. Tutti gli europei, anche quelli a cui della Grecia non importa nulla, dovrebbero stare in guardia.
- I media spendono parecchia energia interrogandosi se le Condizioni di Resa saranno approvate dal parlamento greco, ed in particolare se i deputati come me indicheranno la linea e voteranno a favore di queste importantissime leggi. Non credo che sia questo il più interessante dei problemi. La questione cruciale è un’altra: ha l’economia greca qualche possibilità di riprendersi a queste condizioni? Questo sarà l’oggetto delle mie preoccupazioni nelle prossime ore. L’angoscia più grande è che nemmeno una resa completa da parte nostra possa evitare un ulteriore avvitamento della nostra interminabile crisi.
- Il recente Eurosummit non è altro che l’epilogo di un golpe. Nel 1967 i poteri stranieri usarono i carri armati per mettere fine alla democrazia greca, mentre nel 2015 quei poteri realizzano il colpo di stato usando le banche invece dei tanks. L’unica differenza economica è che mentre nel 1967 la proprietà pubblica non era stata messa sotto tiro, oggi i poteri autori del golpe reclamano la liquidazione di ciò che rimane del settore pubblico, per metterlo al servizio di un debito insostenibile e non rimborsabile.