Alcuni motivi per dire NO alla “schiforma” Renzi-Boschi

di GIANCARLO IACCHINI

L’attuale articolo 70 della Costituzione lo capisce anche un bambino di 6 anni: per entrare in vigore, una legge dev’essere approvata tale e quale dalla Camera e dal Senato. Con la “riforma” Renzi-Boschi l’articolo 70 passerebbe da 9 a ben 438 parole, scritte con i piedi, in un burocratese insopportabile che deturpa anche la bellezza formale della nostra Carta fondamentale e che, per la sua confusione e prolissità, non riuscirebbe a spiegare (e forse a capire) nemmeno un professore di diritto. Basterebbe solo questo per votare NO al referendum d’autunno; NO ad una “riforma” che si permette di cambiare ben 47 articoli della nostra Costituzione, voluta da un governo non votato da nessuno, in un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale.

Motivo di questo scempio? Facilitare l’approvazione delle leggi, dicono i sostenitori del SI’. Ora, a parte il fatto che le competenze del nuovo Senato (che su molte questioni conserva ed anzi accresce i suoi poteri di veto rispetto alla Camera) sono talmente cervellotiche che nessuno è in grado di prevedere il caos che si creerebbe se la “schiforma” Renzi-Boschi fosse sciaguratamente confermata dal referendum, ad esempio su materie fondamentali come quelle relative all’Unione Europea, attribuite chissà perché ai nuovi senatori “depotenziati” (alla faccia dell’asserita “abolizione del Senato”!), ci si deve domandare due cose: 1) Ma davvero l’Italia ha bisogno di nuove grandinate di leggi?; 2) E’ davvero colpa del “bicameralismo paritario” se l’iter parlamentare di ALCUNE leggi viene rallentato o bloccato?

La risposta alla prima domanda è molto facile: attualmente le leggi esistenti in Italia sono la bellezza di 350.000. Un numero abnorme, da record mondiale! Ne servirebbero molte di meno, ma più chiare e più giuste. E soprattutto, bisognerebbe farle rispettare!

Anche rispondere alla seconda domanda in fondo è semplice: sarà pure inutile avere due camere che votano la stessa cosa (e allora il senato bastava abolirlo, punto!), o forse no, perché se le leggi che abbiamo fossero state ponderate e controllate meglio nel passaggio tra le due camere, certi mostri non sarebbero mai stati partoriti… Ma anche il bambino di cui sopra capisce che se un’idea è giusta e la maggioranza “tiene”, può essere approvata in… DUE giorni (uno alla Camera e uno al Senato!). Se invece i partiti sono divisi al loro interno, allora qualsiasi legge rischia anche in una camera sola. Negli ultimi 20 anni, ad esempio, le leggi ingiuste o ad personam che favorivano la casta sono state approvate molto rapidamente (6 giorni per la Legge Cicchitto, 7 per la “salva-liste Pdl”, 8 per la manovra-Monti, 16 per la famigerata legge Fornero, 25 per il Lodo Alfano, 70 per il Lodo Schifani) mentre quelle giuste sui diritti e contro il malaffare non passavano mai (1.456 giorni per la legge anticorruzione, 1357 per quella contro l’usura e l’estorsione, 1259 per il riconoscimento dei figli naturali): l’elenco completo sarebbe lunghissimo.

Quanto alla riduzione a 100 dei senatori, farebbe risparmiare meno di 50 milioni sui 600 spesi attualmente, perché da un lato tutta la macchina burocratica del senato manterrebbe gli stessi costi di gestione, e dall’altro per questi senatori “non pagati” e part-time si moltiplicherebbero i rimborsi-spese per viaggi, alberghi, affitti ecc. Sarebbe bastato (anzi basterebbe) tagliare le indennità dei parlamentari del venti per cento per avere un risparmio esattamente doppio! Oppure ridurre il numero anche dei deputati, che invece restano 630.

Infine, nessuno sa ancora dire come verranno scelti (e da chi) i 95 privilegiati tra consiglieri regionali e sindaci che diventando improvvisamente “senatori” riceveranno in dono l’immunità che oggi non hanno (sic) ed anche per quale motivo, una volta aboliti i senatori a vita, il presidente della Repubblica conservi il diritto di nominare 5 senatori a sua discrezione (tanto per arrivare alla cifra tonda di 100?).

Il paradosso finale è che il Senato, che doveva essere “abolito”, diventerà (diventerebbe…) al contrario un mostro giuridico di cui è abolita unicamente l’elezione popolare, e che non sarà mai più sciolto “per l’eternità”, cambiando di volta in volta i suoi membri (e dunque la maggioranza politica) con il rinnovo periodico dei consigli regionali e comunali. Al di là della levatura culturale e dell’arroganza politica del trio Renzi-Boschi-Verdini, che ha preteso di riscrivere nientemeno che la Costituzione Repubblicana, come si fa a votare SI’ ad una simile schifezza? Per “cambiare” comunque qualcosa? Anche di questa vuota retorica del “cambiamento” non se ne può davvero più, perché si può cambiare anche IN PEGGIO, e non ne abbiamo affatto bisogno. I veri problemi del nostro Paese sono altri, e non vengono nemmeno sfiorati da questa “riforma”!

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