“Io non ci sto”

di Gennaro Annoscia

In una nazione nella quale il Papa pontifica da Fabio Fazio e gli italioti sono commossi dalla generosità di Mattarella, che accetta di sacrificarsi, per il bene della nazione, sottoponendosi ad un altro settennato da regnante, con tutti i privilegi del caso; mentre tutti salvano le proprie poltrone, dal governo al parlamento, il festival di Sanremo funge da, pacchiano, collante del ritrovato spirito della nazione.

Vecchi e giovani si stringono a corte, superando ogni contrasto e confronto; un giovane di successo recupera, dal fango della malasorte, il talento di chi ha smarrito la retta via, offrendogli, ancora una chance. Ma in questo trionfo del “volemose bene”, a primeggiare è, soprattutto, l’amarsi diversamente: finalmente due uomini sono liberi di manifestarsi il proprio amore, e di manifestarlo al mondo intero.

Siamo davvero alla palingenesi, è quindi nell’ordine delle cose che qualcuno si battezzi da solo, perché questo è davvero il trionfo del pensiero unico, ragion per cui non importa se le garanzie democratiche sono a brandelli, o se, anche oggi, qualcuno si darà fuoco per affermare i propri diritti, o deciderà di farla finita non sapendo come fare a tirare avanti.

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