Un sogno che può tornare a vivere

di Erich

Le persone che ci circondano sono cambiate. Che frase ad effetto, una frase che può avere l’effetto di un masso in uno stagno. Sono cambiate in rapporto alla storia del movimento socialista. Il movimento socialista ha attraversato differenti fasi. Differenti fasi e differenti lotte. Differenti lotte in differenti periodi storici. Le persone ovvero il popolo cambiava. Cambiava esteriormente, cambiava il proprio modo di comunicare ed anche il proprio aspetto ed il proprio linguaggio. È ciò che stiamo vivendo adesso. Siamo nel XXI secolo. Abbiamo vissuto un ventennio nel quale le lotte che io ritengo legittime contro lo sfruttamento del territorio (la lotta no Tav) ed altre lotte sindacali sono state volutamente irrise e rese degne di un passato che non deve tornare. Mi riferisco ai beceri proclami di Berlusconi: ogni qualvolta si chiedeva qualsiasi tipo di miglioramento salariale veniva sventolata la velina con scritto che Stalin era morto. Becerate rese ai potenti, beceri atteggiamenti non meno diversi dai governi successivi. Atteggiamenti e prassi non poi così diversi dal salvinismo. Tutto va bene purché si garantisca la pace sociale. Pace sociale? Ah davvero, viene da chiedersi a che prezzo e a scapito di chi.

Questi sono i miti delle destre degli ultimi vent’anni. Liberiste di stampo americano o lepeniste europee tese ad un’imprecisata pace sociale e ad una retorica antimmigrati senza capire a fondo le ragioni di taluni fenomeni. Bene, questo è stato. I movimenti che si sono susseguiti sono in una fase di stallo o alcuni sono stati archiviati e altri ancora erano biglietti da visita per l’ingresso nelle stanza dei bottoni per futuri quadri. Nel frattempo esclusione sociale e marginalità sono aumentare e ad esse si aggiunge una guerra tremenda che potremmo vivere a casa nostra grazie alla propaganda a senso unico.

Bene, adesso arriviamo noi. Socialismo significa lotta per la giustizia sociale. Vogliamo che i lavoratori siano tutelati e che possa il loro salario essere protetto da speculazioni altrui. Ripartiamo da questo e proviamo a partecipare anche in forma simbolica alle manifestazioni che verranno. Ci sono categorie di lavoratori di età anagrafica recente che adesso e per la prima volta dopo anni reclamano diritti sindacali. Mi riferisco ai riders e ad altre categorie ed è solo l’inizio: altre ne verranno. Camminiamo con loro; la lotta più difficile sarà spiegare e convincere che una rivendicazione non deve essere fine a sé stessa. Per una vittoria occorre costruire la battaglia di domani. Le giovani generazioni hanno poca memoria storica. È capitato di incontrare giovani candidati, candidati in alcuni partiti di sinistra. Candidati cooptati, presi all’ultimo, riempilista o facce pulite, belle, spendibili. La maggior parte di costoro, chiedendo numi su cosa sia o chi abbia rappresentato il socialismo, sa a mala pena parlare di Bettino Craxi. Alcuni fanno rivivere i ricordi dei propri parenti o dei propri avi, altri sono lì perché qualcuno li ha chiamati. Tutto ciò non ci deve meravigliare. Si tratta di ripartire. Ripartiamo nell’opera di testimonianza ed insegnamento. Ma attenzione. Cerchiamo di non avere quell’atteggiamento paternalistico di colui che sa. Le generazioni attuali conoscono mezzi di comunicazione e storie che possono arricchirci e al medesimo tempo possono insegnarci. Si tratta quindi di un processo di reciproca crescita per un medesimo scopo che è il socialismo e la giustizia. Continuiamo questo cammino, che il nostro non sia solo un sogno.

Erich

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