Il costo della democrazia

Democracydi Francesco Gismondi (Portavoce MRS)

Iniziano a filtrare le prime notizie sul lavoro dei cosiddetti “saggi”.
Ecco cosa scrive Repubblica: “Dimezzamento dei parlamentari: si cambiano i criteri di rappresentatività alla Camera (un deputato ogni 120mila elettori). I deputati passerebbero così da 630 a 470. In più il Senato verrebbe sostituito dalla Camera delle Regioni i cui membri saranno indicati dai consigli regionali che li pagheranno con l’attuale stipendio. Con il taglio di 315 senatori a carico dello Stato i parlamentari passerebbero dunque da 945 a 470.” E ancora: “Accordo anche sulla riforma dei regolamenti parlamentari: più poteri per governo e maggioranza con tempi certi per l’approvazione delle leggi bilanciati da uno Statuto dell’opposizione. Sulla forma di governo Quagliariello vuole il semipresidenzialismo caro a Berlusconi mentre gli altri tre saggi spingono per un rafforzamento dei poteri del premier”.

Noi radicalsocialisti crediamo che la “democrazia rappresentativa” debba gradualmente evolversi verso forme di “democrazia partecipativa” per rendere sempre più ampia la partecipazione popolare. Non saremo certo noi, socialisti libertari, a difendere questo Stato inefficiente e autoritario ma non possiamo certo estraniarci e rimanere indifferenti di fronte a ipotesi che vanno decisamente nella direzione contraria. L’isterica campagna contro i costi della politica da parte del grillismo fa il paio con chi da anni ormai parla di “Stato minimo”, di “Parlamento come ostacolo per le riforme” e di “Premierato forte”.

Proposte e considerazioni che il berlusconismo, prima voce della destra becera a populista, da tempo propaga.
La monotona campagna a 5 Stelle contro i costi della politica, originata da un movimento guidato da un leader maximo con pieni poteri e con un personale politico prono ai voleri del capo, dimostra le vere intenzioni della Casaleggio e Associati.
Parlano di “bene comune” ma sanno bene che senza finanziamento pubblico la politica sarà appannaggio solo delle classi più ricche e di quelle forze politiche che meglio rappresentano quelle classi, sanno bene che senza un corretto sostegno finanziario pubblico gli spazi democratici verranno sempre più ridotti.
Il concetto sociale di “comunità che alimenta se stessa” verrà via via demolito per far spazio a forme privatistiche e autoritarie perché senza effettivo controllo popolare.
Personalmente credo da tempo che Grillo non sia altro che il rappresentante italiano di quel “libertarianismo” americano che predica l’eliminazione dello Stato affidando solo alla benevolenza dell’iniziativa privata la vita o la morte dei servizi necessari per il funzionamento dello Stato.
Basta rivedere i suoi spettacoli per rendersene conto. Un estremista liberale, un Ron Paul al basilico e pinoli.

A chi urla e strepita contro i costi della politica vorremmo ricordare che la politica É democrazia e che la democrazia per essere effettiva ha bisogno di tempi, spazi e regole.

Tempi, spazi e regole che richiedono dei costi di cui la collettività delle cittadine e dei cittadini si deve far carico per garantire a se stessa il diritto di partecipare alle scelte in modo trasparente e civile.
Il taglio della rappresentanza nei luoghi decisionali non solo limita questo diritto ma rischia di produrre una super “kasta” ancora piu’ lontana ed elitaria, cosi’ come il maggior potere del Premier svuoterà sempre di piu’ il Parlamento delle sue prerogative costituzionali.

Nessuno di noi nega che negli ultimi vent’anni ci siano stati gravi abusi sull’uso di fondi pubblici da parte di politici senza scrupoli e riconosciamo anche l’atteggiamento bi-partisan verso questi abusi.

Centrodestra e centrosinistra si sono spesso divisi gravi responsabilità abusando e/o omettendo il dovuto controllo.

Coloro che ieri ci hanno propinato il sistema elettorale maggioritario come “strumento decisivo contro la partitocrazia e per ridare voce ai cittadini” ben sapendo però che avrebbe maggiormente rafforzato il potere di ristrette cerchie economiche e politiche, coloro che hanno sistematicamente escluso gli iscritti e militanti dei partiti dalle decisioni collettive, coloro che hanno banchettato con clientele e privilegi sulla pelle di cittadini e lavoratori, oggi intendono farsi portatori di un cambiamento che non solo non accoglie la richiesta di maggiore democrazia, ma trasformerà il sistema democratico costituzionale in un vero e proprio comitato d’affari ad uso esclusivo di lobbisti, politici compiacenti e segreterie di partito elitarie. Il tutto condito con un’astensione elettorale sempre più elevata.

Nel rivendicare una diversità che ci è naturale, noi radicalsocialisti denunciamo il ben propagandato sentimento “anticasta” come fasullo e pericoloso per il futuro democratico del paese.

Facciamo appello alle forze della Sinistra organizzata e diffusa affinché non si omologhino e diano avvio ad un percorso alternativo per garantire lo sviluppo ed allargamento della democrazia con proposte di riforma del sistema rappresentativo con nuove e ampie forme partecipative.
Allargamento che deve coinvolgere ogni livello di gestione della cosa pubblica, quel “bene comune” che deve rimanere saldamente in mano delle cittadine e cittadini.
Limitare il privilegio e allargare la democrazia si può !

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