Socialismo: oggi più che mai!

di LEONARDO MARZORATI

Lo scontro politico fa competere tante forze che sono fedeli all’ordine capitalistico. Si attaccano su problematiche del quotidiano: crescita economica, immigrazione, sanità, sicurezza, diritti civili, lotta alla disoccupazione. Le risposte restano inglobate nella cappa del sistema capitalistico. Nessuno di loro vuole dare ai lavoratori il controllo della produzione, anche con il semplice voto della governance e delle sue scelte.

I partiti si fondono e si scindono come in diversi Stati europei o restano gli stessi, almeno nel nome, per decenni come negli Stati Uniti. La loro competizione elettorale vede la partecipazione di grandi società private, che appoggiano questo o quel partito, questo o quel candidato, a volte anche diversi contemporaneamente. Si va dai finanziamenti in denaro, all’inserimento di figure fedeli nei partiti. La democrazia rappresentativa fa accedere al potere politico uomini e donne che agiranno, sui temi di interesse, in fedeltà alla società a cui fanno riferimento.

Socialismo è abbattimento di questo sistema di potere. Socialismo è libertà di esprimersi secondo le proprie idee e – la parte più complessa – di avvicinare gli altri alla propria visione delle cose. L’ideale socialista va difatti difeso e rafforzato con la propaganda, affinché sempre più persone possano agire nella società in nome dell’uguaglianza sociale, della parità di diritti e possibilità. Una società in cui non ci siano esclusi, dove sia data a tutti la possibilità di appagare le proprie qualità, dove vengano premiate le eccellenze e punite negligenze.

Nonostante la propaganda, le forze per il socialismo si troveranno a scontrarsi con chi vuole difendere il vecchio ordine. Come l’ancien régime contro i giacobini, come le forze zariste contro i socialrivoluzionari e i bolscevichi, come qualsiasi dittatore contro i suoi dissidenti. Anche la democrazia rappresentativa dà libertà. Libertà di esprimere la propria opinione, di votare a ogni tornata elettorale, di candidarsi e farsi eleggere, di occupare ruoli di potere. Dal punto di vista politico non partono tutti alla pari. Il figlio di un grande editore avrà senz’altro più possibilità di accedere a cariche politiche rispetto al figlio di un operaio. Il voto dell’operaio vale quanto quello dell’editore, ma il suo peso politico è decisamente più debole. Se la propaganda parte dall’editore, avrà molta più incidenza e condizionerà maggiormente il ricevente del messaggio. L’operaio potrà cercar di convincere alle proprie idee familiari e amici, ma non milioni di lettori, telespettatori e navigatori. Per questo occorre un forte partito socialista in grado di veicolare i messaggi di giustizia sociale e fornirli a chi non ne ha accesso.

Dal punto di vista economico le disparità è ancora più marcata. Il figlio dell’operaio difficilmente ricoprirà ruoli di vertice in un’impresa, a differenza del figlio dell’editore. Scuole migliori, alimentazione migliore, vita migliore. Anche l’aspettativa di vita del ricco è superiore a quella del povero. Se si parla su scala globale, pensiamo a quanto sia penalizzato un contadino dell’Africa sudsahariana rispetto anche all’operaio di prima, già molto distante dall’editore. Il socialismo è internazionalista dai tempi di Karl Marx. L’imbarbarimento delle società europee, lo smantellamento dei diritti sociali (con la furbesca concessione di quelli civili) e lo sviluppo di tanti Paesi extraeuropei devono portare i socialisti e comunisti di tutto il mondo ad interagire per un processo comune di pace sociale. A oggi può sembrare utopia, ma le fondamenta dell’internazionalismo sono già state realizzate tra il XIX e il XX secolo. Una casa è stata costruita in parte e poi abbattuta. Ora è il momento di ripartire a costruirla. Più accogliente per tutti.

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