di MATTIA DA RE –
A sinistra siamo sempre meno e sempre meno presenti nell’orizzonte politico e ideale delle persone. Oggi qualsiasi proposta a favore delle classi popolari, qualsiasi proposta anche solo tiepidamente redistributiva viene vista – dalle classi popolari stesse – come immorale, come figlia dell’invidia nei confronti di “chi ce l’ha fatta”.
Chi lavora 12 ore al giorno per meno di 1.000 euro al mese, ha fatto propria la convinzione che la sua condizione sia inevitabile, “naturale” e tutto sommato giusta.
Se poi questi soldi non bastano per pagare affitto, bollette e per mangiare, per fortuna restano altre 12 ore ogni giorno da impiegare in “lavoretti” che permettano di arrotondare e sopravvivere. L’importante è che restino giusto quel paio d’ore al giorno (e giusto qualche decina di euro al mese) da spendere in palestra e per l’aperitivo. Il tanto che basta per per sentirsi “normali”, il tanto che basta per credere di vivere una vita felice.
Le stesse considerazioni valgono per il riscaldamento globale, per la gestione dei rifiuti, per l’emergenza abitativa, per l’impossibilità di accedere a cure degne di questo nome, per il fatto di essere stat* trascinat* in guerra e per qualsiasi altro problema che l’umanità è costretta ad affrontare. Non esistono nella mente delle persone soluzioni alternative a quelle proposte dal sistema. Continua a leggere